Le “mitologie arcaiche” di Anish Kapoor

L’artista non crea oggetti. L’artista crea mitologie

Anish Kapoor Sky Mirror, Red ("Specchio celeste in rosso")

Anish Kapoor Sky Mirror, Red (“Specchio celeste in rosso”)

Che cos’è una mitologia? Una mitologia è un significato, o una serie di significati, profondamente radicati in noi, nel nostro inconscio. “Io non ho nulla da dire”, afferma spesso Kapoor. Perché gli archetipi parlano da sé, e l’inconscio non può che rispondere, risuonando con essi. Significa precisamente che non vi è un messaggio prestabilito, una funzione didascalica dell’opera, ma che l’opera stessa è un processo di costruzione di senso. Sono mitologie arcaiche, quelle proposte, che vanno via via raffinandosi nel tempo fino a raggiungere tematiche dal sapore quasi puramente metafisico; a partire dall’uso del pigmento puro (la serie 1000 Names), passando per l’indagine delle possibilità della pietra grezza e della materia “plastica” (Adam, Void field, Ghost, Svayambh), fino ad arrivare a quegli specchi, che non ci restituiscono affatto la realtà come ci aspetteremmo (Turning the World Inside Out, S-Curve, Alba, Double mirror). (tratto da art. Priscilla Inzerilli)

Anish Kapoor C-CurvePhoto by Dave Morgan

Anish Kapoor C-CurvePhoto by Dave Morgan

Anish Kapoor è uno degli artisti più significativi nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Nato a Bombay nel 1954, da padre indiano e da madre ebrea irachena, a diciannove anni, dopo aver studiato due anni in Israele in una scuola di elettronica, si sposta in Inghilterra per iscriversi alla scuola d’arte.
Vive e lavora a Londra sin dagli anni ’70.
Si appassiona alle macchine celibi di Marcel Duchamp e conosce colui che diverrà il suo maestro, Paul Neàgu. Nel 1979 riscopre il suo essere indiano recandosi nel suo paese d’origine prendendo coscienza di una sorta di extraterritorialità sul limite di due culture, la cultura orientale e quella occidentale. Kapoor ritorna in Inghilterra e crea la serie dei 1000 Names, instabili oggetti scultorei.

Anish Kapoor – untitled 2009 | Stainless steel 300×300×61cm

Anish Kapoor – untitled 2009 | Stainless steel 300×300×61cm

La più famosa tra le opere di Kapoor è il Cloud Gate (2004) di Millennium Park a Chicago. Riguardo a questa stupefacente scultura di 110 quintali l’autore ha scritto: “quello che volevo fare a Millennium Park era creare qualcosa che catturasse lo skyline di Chicago… affinché le nuvole quasi vi potessero fluttuare dentro. E poi, avendo quest’opera la forma di un portale, fa sì che il visitatore-osservatore potesse entrarvi dentro e specchiarsi nella volta, che avrebbe riflesso la sua immagine così come la superficie esterna avrebbe riflesso l’immagine della città intorno”. L’opera, costruita fra il 2004 e il 2006, viene soprannominata “The Bean” per la sua forma a fagiolo, è lunga diciotto metri e alta nove di acciaio inossidabile. Composta di 168 piastre di acciaio inox saldate insieme è ispirata al mercurio liquido, un’opera senza centro, un grande specchio deformante che riflette il paesaggio che lo circonda e il cielo in un’unica superficie, gli spettatori sono liberi di ammirarla anche passandoci sotto visto che l’altezza dell'”omphalos” (dal greco “ombelico”) è una rientranza alta 3,7 metri.
La manutenzione è stata affidata ad una azienda che la pulisce a mano due volte al giorno. È altresì prevista una pulizia totale ogni 40 anni.

 Tutti i lavori di Kapoor hanno dei titoli chiarificatori. Il titolo, infatti, come diceva Marcel Duchamp, è una parte fondamentale dell’opera.

Anish Kapoor Cloud Gate – “The Bean”, Chicago, 2004

Anish Kapoor Cloud Gate – “The Bean”, Chicago, 2004

Anish Kapoor Cloud Gate, Chicago, 2004, Inside

Anish Kapoor Cloud Gate, Chicago, 2004, Inside

Fatto dello stesso materiale usato per quest’opera pubblica site-specific è Vertigo, installato presso la Gladstone Gallery di New York nel 2008. Oltre a fungere da specchio acustico, questa grande struttura concava di acciaio inossidabile sgretola l’ordine naturale dello spazio e del tempo perché diverse prospettive appaiono simultaneamente all’osservatore in una sola immagine riflessa.

Anish Kapoor (from left to right) - Non Object (Door), 2008 | Non Object (Pole), 2008 | Vertigo, 2008. Photo by David Regen. Courtesy the artist and Barbara Gladstone Gallery

Anish Kapoor (from left to right) – Non Object (Door), 2008 | Non Object (Pole), 2008 | Vertigo, 2008. Photo by David Regen. Courtesy the artist and Barbara Gladstone Gallery

Con la nozione di spazio-tempo gioca altresì Turning the World Upside Down (2010) al Museo d’Israele di Gerusalemme. Ribaltando le immagini riflesse del cielo e della terra, questa clessidra d’acciaio inossidabile è un’allusione al binomio Gerusalemme celeste e città terrena. Gli Sky Mirror di Kapoor a Nottingham (2001), New York (2011), e Dallas (2013) ribaltano anch’essi l’immagine riflessa.

Anish Kapoor Sky Mirror, 2010

Anish Kapoor Sky Mirror, 2010

Durante la mostra “Turning the World Upside Down”, presentata congiuntamente dalla Serpentine Gallery e dai Royal Parks nel 2009, i lavori C-Curve (2007), Non Object (Spire) (2008) e un altro Sky Mirror (2009) sono stati allestiti nei Kensington Gardens di Londra.

Anish Kapoor Sky Mirror, Red 2007 Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan

Anish Kapoor Sky Mirror, Red 2007 Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan

Qui le sculture d’acciaio inossidabile di Kapoor coinvolgevano l’osservatore in un gioco di percezione.

Anish Kapoor Sky Mirror, Kensington Gardens, London,

Anish Kapoor Sky Mirror, Kensington Gardens, London,

Infine, come non menzionare Tall Tree & the Eye (2009), l’opera costituita da circa ottanta sfere d’acciaio inossidabile che producono molteplici immagini riflesse, frammenti visivi del Museo Guggenheim Museum di Bilbao e dell’ambiente circostante. Catturando scorci del visibile e trasformandoli in un “nuovo sublime” che accende la percezione dell’invisibile, e dunque scatena l’immaginazione, le strutture specchianti sono forse le opere che meglio traducono in realtà il convincimento di Kapoor che “sia compito dell’artista trovare il significato poetico delle cose”.

Anish Kapoor Uses Wax Canon To Create Latest Art Work

Anish Kapoor Uses Wax Canon To Create Latest Art Work

Nell’ambito della IX Florence Biennale, il Premio “Lorenzo il Magnifico” 2013 alla carriera per l’arte è conferito ad Anish Kapoor a riconoscimento di un autore di acclamato talento. Assottigliando le barriere tra il visibile e l’invisibile ha dato forma all’energia cosmica attraverso opere che coinvolgono l’osservatore in una particolare relazione di spazio-tempo. Con le sue installazioni Anish Kapoor interpreta magistralmente il tema di questa edizione focalizzata sul binomio etica-estetica nell’arte.

Tratto da: (http://www.florencebiennale.org/kapoor.php#sthash.BaYLgBWX.dpuf)

 

anishkapoor.com/

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