Home-Office

home office- parete ufficio-

Ancora sul Bianco…. con pennellate di rosso….

L’obiettivo è quello di creare un ambiente confortevole per il lavoro e per la vita domestica. In linea con i criteri minimal-decor questo progetto si caratterizza per l’impiego di pochi elementi, scarni nel disegno e per l’utilizzo di tonalità omogenee, per lo più chiare, ravvivate da un elemento di luce. La scelta di allestire in modo quasi grafico pochi elementi di arredo restituisce un senso di dilatazione allo spazio e di maggiore attenzione  verso gli oggetti.

Data la tipicità ed il rilievo che il progetto assume si è pensato di valorizzare lo spazio sotto tutti i punti di vista; l’home-office non deve assumere allora solo il carattere di ambiente di lavoro, di “fabbrica dell’informazione” la cui unica prerogativa è il funzionalismo, ma deve coscientemente accettare   la specificità di uno spazio “atmosferico” in cui il lavorare, lo stare o il semplice transitare deve suscitare un’emozione che si prova solamente con la consapevolezza di “vivere” in un luogo unico nel suo genere.

zona Living-office tavolo Baxter sedie Eames

Anche l’ingresso quindi, viene ad assumere conseguentemente un ruolo fondamentale, questo spazio si dota di un “ambiente filtro” idoneo ad accogliere e preparare gli ospiti. L’ingresso, il corridoio e la  parete ufficio sono i tre elementi su cui ruota la progettazione dell’home-office. L’ingresso ovale, prettamente di rappresentanza, reca un’opera dell’artista Alessandro Bulgini del ciclo Hairetikos, olio e bicomponente acrilico e trasparente su tela, da non scambiare con l’ennesimo monocromo nero. (Ne ho già ampliamente parlato in questo blog, nel precedente articolo: Il dipinto nero nella sala ovale).

ingresso -opera dell’artista Alessandro Bulgini del ciclo Hairetikos-

L’accesso avviene attraverso un corridoio sinuoso e poi rettilineo che invita l’ospite-cliente ad inoltrarsi nella parte più intima dell’abitazione-ufficio. La parete office, vero nerbo della progettazione, un po’ una rivisitazione anni ’70, è stata ricavata da una modellazione della pelle, scavandola e piegandola. I chiaro-scuri che si ottengono con l’illuminazione sia naturale che artificiale fanno vibrare i volumi.

zona Living

La zona soggiorno divisa dalla zona ufficio da una libreria, è sempre in stile Seventies con un ampio divano di Edra Mazzei che ne sottolinea lo spazio e un controsoffitto di colora tortora e luminoso e un quadro dinamico rosso dell’artista Alessandro Bulgini, della serie Le Dejeuner sur l’herbe, 6 giugno, olio e smalto al silicone su tela. Di fronte al soggiorno un’ampia parete vetrata ritaglia la zona della cucina Boffi di taglio moderno e di colore anch’esso tortora e con un’opera dell’artista Giombattista Castagnetta.

zona living

Accanto alla zona office c’è la zona notte separata fisicamente e visivamente da una zona rialzata, una sorta di pedana nera; come nero è il bagno padronale  con arredi della Moab e con degli accessori rossi.

bagno padronale

L’atmosfera generale dell’intervento crea dunque, un’ambiente confortevole basandosi sul colore bianco assoluto reso energico solo da alcuni arredi e opere artistiche nelle tonalità del rosso acceso quasi a voler creare un fil rouge di continuità.

zona Living

Due parole in più sull’opera di Alessandro Bulgini. Il quadro rosso, Le Dejeuner sur l’herbe, 6 giugno, mercato della carne fa parte di un’opera composta da sei tele di 1,30 per 2 metri, in cui, su un fondo rigorosamente rosso, emerge il grande soggetto chiaroscurato dell’uomo orientale che sorregge un quarto di bue. – Anno 1997 – olio e smalto al silicone rosso su tela.

Con questo titolo, Le Dejeuner sur l’herbe, 6 giugno, Alessandro Bulgini, a partire dal 1993 fino alla fine degli anni ’90, prende una posizione determinata nell’ambito della sua pittura, prima di allora sperimentale e di ricerca, che lo farà proseguire per parametri concettuali e formalismi compositivi di estremo rigore. La data nel titolo (6 giugno) indica il giorno di nascita dell’autore, insieme alla citazione del capovaloro impressionista Le Dejeuner sur l’herbe, naturalmente preso in prestito ad Edouard Manet, induce il fruitore ad un depistaggio mentale che da una parte ostenta un atteggiamento provocatorio, dall’altro fa sovvenire un contesto artistico apparentemente lontanissimo dalla dialettica reale dell’autore. Una titolazione assolutamente fuori luogo sembra capovolgere l’intera struttura di un’opera. Bulgini procede proprio in questa direzione. Egli sostiene che “bisogna avere il coraggio di esere bugiardi”. L’artista infatti introduce una serie di suggerimenti, di rimandi, di accenni che stanno a mezz’aria e che non sono sviluppati, come dire lasciano aperte molteplici possibilità interpretative supponibili ma senza una verità univoca, come direbbe Adorno: “L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”. Si tratta di tre elementi tra loro contrastanti che ricorrono in tutti i suoi lavori, tre cifre costanti che sono il titolo come primo riferimento, il soggetto, o meglio la scena che si svolge in campo, eseguita in bianco e nero con un estremo rigore tecnico e il cromatismo enfatizzato, il rosso totale che avvolge e definisce l’intera superficie dell’opera.

Il titolo ha dunque un prefisso ricorrente: 6 giugno Le Dejeuner sur l’herbe, il quale è seguito da un suffisso stabilito da numeri che si riferiscono ad un’ora: un istante del quotidiano preso in analisi dall’artista.

Le figure orientali ritratte in stile iperrealista, categoricamente in bianco e nero, illustrano tensioni, situazioni forti, costruite ad hoc, in un sottile e sublimato, per dirla con Artaud, “Teatro della Crudeltà”, perché tali figure umane sembrano proprio collocate su un palcoscenico o nel mezzo di un set foto/cinematografico. Il tutto è contornato dal colore aggressivo e passionale per eccellenza, il rosso che assume anch’esso una duplice friuzione: riesce a trasmettere calore, amore, passione ma può anche infondere aggressività, violenza, fino alla sensazione di “istante apocalittico” atemporale, definito immaginalmente da un’ipotetica esplosione nucleare.

Le opere di Alessandro Bulgini sono anche autobiografiche. Esse scandiscono il tempo che trascorre in una sola giornata, il 6 giugno, appunto. La data di nascita è presa come riferimento per raccontare di solitudini, di dubbi, di attese, di empasses cerebrali, di contraddizioni e di ribellioni personali nei confronti della stessa esistenza.

(Testo tratto da una recensione di Dario Salani)

Alessandro Bulgini-Le Dejeuner sur l’herbe, 6 giugno- opera completa

 

Progetto studio CastagnettaeCicala – Foto arch. Luigi Filetici

Alessandro Bulgini Le Dejeuner sur l’herbe, 6 giugno-

http://www.gallerianicolaricci.net/alessandro_bulgini.html – http://www.adrart.it/Area24ag/bulgini.htm

zona living

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